giovedì 8 dicembre 2011

Spekulatius

Stamattina ero ispirata. Avevo proprio voglia di proporvi qualcosina di natalizio.
In realtà non sono una fanatica del Natale, delle luci, dei regali. Ma mi piace il morbido tepore del caminetto, un bel té (o meglio ancora una ciocciolata calda) avvolta nella coperta... via proprio un clima da perfetta pantofolaia :) 
Perciò la ricettina che vi propongo oggi è quella degli Spekulatius, i biscottini speziati tedeschi, ormai un tormentone di Natale

Ingredienti
  • 250 g di farina 00
  • 50 g di farina di mandorle
  • 150 g di zucchero
  • 90 g di burro
  • 1 uovo intero
  • 1 cucchiaino di lievito per dolci
  • 1 pizzico di sale
  • 1 cucchiaino di cannella in polvere
  • 1/2 cucchiaino di chiodi di garofano in polvere
  • 1/2 cucchiaino di cardamomo in polvere
  • latte q.b.


Per preparare l'impasto, mettete nel mixer il burro tagliato a tocchetti e la farina. Frullate a intermittenza fino a ottenere un composto sbriciolato.Versate il composto in una ciotola, aggiungete lo zucchero, le spezie, il sale, il lievito setacciato, la farina di mandorle e mescolate. Aggiungete l'uovo leggermente sbattuto e impastate fino ad ottenere un impasto liscio ( se serve aggiungete un cucchiaio di latte). Mettetelo a riposare in frigo per 1/2 ora.Stendete la pasta su un piano leggermente infarinato allo spessore di 1/2 cm e ritagliate i biscottini. Sistemateli sulle teglie e cuocete in forno preriscaldato a 180°C per 10 minuti. Volendo è possibile anche glassarli. La glassa è fatta con zucchero a velo, coloranti alimentari e qualche goccia di acqua (ma proprio gocce!)

domenica 27 novembre 2011

La mia Epiphany mattutina su Pessoa

Stamattina, complice una chiaccherata avuta ieri sera coi miei amici, ho tirato fuori da un cassettino della memoria un aforisma che si era sedimentato nella mia mente da anni:


Non amiamo mai nessuno. Amiamo solamente l'idea che ci facciamo di qualcuno. E' un nostro concetto (insomma, noi stessi) che amiamo. Questo discorso vale per tutta la gamma dell'amore. Nell'amore sessuale cerchiamo il nostro piacere ottenuto attraverso un corpo estraneo. Nell'amore che non è quello sessuale cerchiamo un nostro piacere ottenuto attraverso un'idea nostra. (...) Perfino l'arte, nella quale si realizza la conoscenza di noi stessi, è una forma di ignoranza. Due persone dicono reciprocamente "ti amo", o lo pensano, e ciascuno vuol dire una cosa diversa, una vita diversa, perfino forse un colore diverso o un aroma diverso, nella somma astratta di impressioni che costituisce l'attività dell'anima. Oggi sono lucido come se non esistessi. Il mio pensiero è evidente come uno scheletro, senza gli stracci carnali dell'illusione di esprimere. E queste considerazioni non sono nate da niente: o almeno da nessuna cosa per lo meno che sieda nella platea della mia coscienza. (...) Vivere è non pensare.

Così cercando un po' su Internet ho scoperto che questa verità, che è stata sempre presente nella mia mente, è stata enucleata da Fernando Pessoa.
Non ho potuto non cercare informazioni su di lui e così ho trovato una estratto dal "Il libro dell'inquietudine" che mi ha davvero aperto gli occhi:


Non subordinarsi a niente, né a un uomo né a un amore né a un'idea; avere quell'indipendenza distante che consiste nel diffidare della verità e, ammesso che esista, dell'utilità della sua conoscenza. (...) Appartenere: ecco la banalità. Fede, ideale, donna o professione: ecco la prigione e le catene. Essere è essere libero. (...) No: niente legami, neppure con noi stessi! Liberi da noi stessi e dagli altri, contemplativi privi di estasi, pensatori privi di conclusioni, vivremo, liberi da Dio, il piccolo intervallo che le distrazioni dei carnefici concedono alla nostra estasi da cortile



A queste parole non aggiungo altro se non Chapeau!

martedì 22 novembre 2011

Amore,Love, Amour, Liebe, Amor....

"Un amore, qualunque amore, ci rivela nella nostra nudità, miseria, inermità, nulla" .
Cesare Pavese 

domenica 20 novembre 2011

A volte un po' di Kitsch non guasta

teatro


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Yellow gold bangle
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Di recente sono stata in un locale a Firenze che si chiama Kitsch... Un nome un programma... pareti dorate con la riproduzione del bacio di Kimt, pareti viola con specchi barocchi oppure completamente foderato di pelo leopardato, sedie e cuscini di pelo leopardata, zebrato, fuxia.... Insomma imperdibile per gli amanti del Kitsch o come avrebbe detto Guido Gozzano :"le buone cose di pessimo gusto".
influenzata da questo milieu suggestivo, ho subito pensato a come sfruttare questa ispirazione... Mi sono immaginata di andare a teatro (per me a teatro è assolutamente plausibile lasciarsi calcare un po' la mano con accessori di dubbio gusto), oppure a una festa in maschera un po' barocca...
Perciò come rinunciare a un poco sobrio (ma kitschissimo) anello a forma di cervo, oppure a una cascata dorata di paillettes al collo?

 E voi? Quali sono le cose un po' sopra le righe a cui proprio non potete rinunciare?

martedì 15 novembre 2011

Leggendo "I turbamenti del giovane Törless"....

"Noi togliamo stranamente valore alle cose non appena le pronunciamo. Crediamo d'esser scesi sul fondo degli abissi, e quando ne riemergiamo la goccia d'acqua che stilla dalla punta sbiancata delle nostre dita non somiglia più al mare da cui viene. C'illudiamo d'aver scoperto una massa di meravigliosi tesori, e quando torniamo alla luce non abbiamo portato con noi che pietre false e pezzetti di vetro. Eppure, nell'oscurità, il tesoro conserva immutato il suo luccichio." Maeterlinck
Già dalla prima pagina questo libro si presenta bene...Non vedo l'ora di proseguire la lettura!

lunedì 14 novembre 2011

Die ungebornen Enkel


Georg Trakl (Salisburgo, 3 febbraio 1887Cracovia, 3 novembre 1914) è un poeta purtroppo non molto conosciuto. Peccato perchè le sue poesie sono splendidi graffianti esempi dell'espressionismo tedesco.
La sua vita è segnata da alcune vicende, che diverranno parte integrante del suo immaginario poetico. 
Dotato di un animo mite e tormentato, indebolito dall'uso degli stupefacenti e straziato dal rimorso a causa dell'amore incestuoso per la sorella Grete, il poeta viene, d'improvviso, scaraventato nella grande carneficina di Grodek, con il grado di ufficiale della sanità. Ed è proprio in questo contesto che si troverà ad affrontare un situazione devastante: assistere a una novantina di soldati morenti, da solo e senza medicinali. Questa esperienza lo segnerà irrimediabilmente. Il poeta prova infatti a suicidarsi, ma viene fermato dai commilitoni. Durante il ricovero in un centro psichiatrico, sistemerà i suoi affari e comporrà Grodek, la sua ultima lirica. Il 3 novembre 1914 si suiciderà con una overdose di cocaina.


GRODEK
Am Abend tönen duie herbslichen Wälder
Von tödlichen Waffen, die goldnen Ebenen
Und blauen Seen, darüber die Sonne
Düstrer hinrollt; umfängt die Nacht
Sterbende Krieger, die wilde Klage
Ihrer zerbrochenen Münder.
Doch stille sammelt im Weidengrund
Rotes Gewölk, darin ein zürnender Gott wohnt,
Das vergossne Blut sich, mondne Kühle;
Alle Straßen münden in schwarze Verwesung.
Unter goldnem Gezweig der Nacht und Sternen
Es schwankt der Schwester Schatten durch den schweigenden Hain,
Zu grüßen die Geister der Helden, die blutenden Häupter;
Und leise tönen im Rohr die dunkeln Flöten des Herbstes.
O stolzere Trauer! ihr ehernen Altäre,
Die heiße Flamme des Geistes nährt heute ein gewaltiger Schmerz,
Die ungebornen Enkel.

GRODEK
La sera risuonano i boschi autunnali
di armi mortali, le dorate pianure
e gli azzurri laghi e in alto il sole
più cupo precipita il corso; avvolge la notte
guerrieri morenti, il selvaggio lamento
delle lor bocche infrante.
Ma silenziosa raccogliesi nel saliceto
rossa nuvola, dove un dio furente dimora,
Il sangue versato, lunare frescura;
tutte le strade sboccano in nera putredine.
Sotto i rami dorati della notte e di stelle
oscilla l'ombra della sorella per la selva che tace
a salutare gli spiriti degli eroi, i sanguinanti capi;
e sommessi risuonano ne canneto gli oscuri flauti dell'autunno.
O più fiero lutto! Voi bronzei altari,
l'ardente fiamma dello spirito nutre oggi un possente dolore,
i nipoti non nati.

Traduzione di V. degli Alberti ed E. Innerkofler (Op. cit., p. 323):


La scena della battaglia, luogo di bellezza naturale di boschi, laghi azzurri e pianure dorale, viene descritta come un quadro espressionista esplicitando colori come il rosso il nero, l'oro e l'azzurro.
In questa poesia emergono, a tinte forti, le tematiche portanti della sua opera, ma prima di tutto della sua vita.
La tragedia della guerra non è solo nella morte di chi la combatte ma soprattutto nei nipoti non nati, nella mancata vita futura che non è potuta nascere da quei morti. Al centro c'è l'immagine della sorella del poeta, ombra ondeggiante come in un delirio, che sembra quasi danzare nella schwarze Verwesung, la nera putredine. Anche dalla relazione del poeta con la sorella, non nasceranno figli e nipoti: i due fratelli sono apparentati a quella putredine.

sabato 12 novembre 2011

Il Decalogo {3} : Benevento's pie

Questa ricetta è semplicemente una bomba! Di golosità e di calorie... infatti ne basta solo una piccola fettina per soddisfare la vostra golosità (e il fabbisogno calorico!).
La faccio quando desidero una torta al cioccolato semplice da fare e garantisca il successo assicurato. Perchè? Perchè piace a tutti. Burrosa, morbida dentro, appena croccante fuori. Mmmm che delizia!

Ingredienti:
  • 150 g di burro
  • 150 g di zucchero
  • 150 g di cioccolato fondente
  • 3 uova
  • 2 cucchiai abbondanti di farina
  • 1 bustina di vanillina
  • un pizzico di sale

Per prima cosa mettete a bagnomaria il cioccolato con il burro. Nel frattempo montare gli albumi d'uovo a neve e a parte sbattere bene i tuorli con lo zucchero fino a ottenere una spuma giallo chiaro. Una volta che il burro e il cioccolato sono ben disciolti aggiungerli al composto di zucchero e tuorli insieme alla farina e alla vanillina. Lavorare bene fino ad ottenere un composto liscio. A questo punto incorporare gli albumi mescolando dal basso verso l'alto per evitare di smontare le chiare. Infornare nel forno preriscaldato a 180°C e cuocere per circa mezz'ora. Una volta raffreddato tagliare a losanghe e cospargere di zucchero a velo.
Volendo si può accompagnare con un poì di panna acida che smorza un po' l'effetto burroso-dolce di questa torta.

Nota:
Questa ricetta inoltre ha una storia tutta particolare. È stata tramandata a me e ai miei compagni di classe dalla professoressa di Italiano delle Medie. Colgo l'occasione per ringraziarla, perchè è davvero un successo. Grazie!