lunedì 31 ottobre 2011

Baklavà

Mmmm... oggi mi fa molto piacere parlarvi di un dolce che adoro e che ho scoperto casualmente alcuni anni fa in un ristorantino serbo a Vienna (guarda te i casi a volte!). Sto parlando del Baklavà, un dolce megacalorico, la cui origine, per altro antichissima, è molto discussa. Questa delizia accomuna le cucine del Medio Oriente, dalla Turchia alla Grecia, dall'Albania alla Serbia. Se amate la dolcezza del miele, la burrosità e l'aroma della cannella e la croccantezza della frutta secca questa specialità fa al caso vostro.

Ingredienti:
  • 500 g di pasta fillo (si trova già pronta e surgelata)
  • 1 tazze di mandorle tritate grossolanamente
  • 1 tazza di noci tritate grossolanamente
  • 1 tazza di pistacchi (NON salati!) tritati grossolanamente
  • 2 cucchiaini di cannella in polvere
  • 1 cucchiaino di chiodi di garofano tritati
  • 1 tazza di burro fuso

Per lo sciroppo:
  • 3 tazze di zucchero
  • 2 tazze di acqua
  • mezza tazza di miele
  • 2 cucchiaini di succo di limone
  • vanillina


Per prima cosa mescolate le mandorle, le noci, i pistacchi la cannella ed i chiodi di garofano insieme per formare il "ripieno" croccante e profumato del vostro dolce. Imburrate una teglia e disponete almeno 4 sfoglie di pasta fillo imburrandole per bene. Disponete sopra un po’ di ripieno e coprite con due sfoglie( imburrando anch'esse). Il procedimento da seguire è semplice: basta continuare in questo modo fino a che non finisce il ripieno, a questo punto chiudete il tutto con 4 sfoglie. Una volta terminato, tagliate il dolce a quadrati (o a losanghe) e cospargete con il restante burro. Infornate a 180° fino a doratura. Nel frattempo preparate lo sciroppo facendo bollire tutti gli ingredienti per 5 /10 minuti e cospargete il dolce caldo con lo sciroppo bollente. Lasciate raffreddare prima di servire (è ottimo accompagnato anche da gelato).




domenica 30 ottobre 2011

Atrocity Exhibition

"C’è qualcosa nella musica dei Joy Division che respinge o cattura: istintivamente, senza mezze misure di ascolto. O il suono ripugna, scatenando un conato simile al riflesso dell’astemio quando viene a contatto con l’alcool oppure trascina, intrappolando l’ascoltatore in un gorgo di disperazione che distrugge ogni difesa immunitaria. Perché la musica dei Joy Division è musica malata, musica pericolosa, come a volte solo la musica rock riesce a essere. "(1)

I Joy Division sono una band post-punk inglese formatasi a Salford nel 1977. Inizialmente erano chiamati Warsaw (in onore a Warszawa, canzone di David Bowie),nel 1978 la band cambierà il proprio nome in Joy Division, dalla denominazione di un bordello ad Auschwitz .
"L'immaginario lirico presenta tinte fortemente goth , intrise della disperazione personale di Curtis." (2). Non c'è speranza nè conforto nelle loro sonorità e nelle loro parole. Riecheggia una profonda disperazione nelle loro canzoni, un mal de vivre incommensurabile, che a posteriori si sono rivelati essere la marcia funebre di un destino tragicamente scritto.


La canzone che ho scelto per voi è Love will tear us apart, una delle ultime canzoni composte dal gruppo prima che Ian Curtis, il cantante, si suicidasse all'età di 24 anni.
Avrei potuto suggerirne altre, che probabilmente mi sono piaciute di più e che magari sono più rappresentative del loro stile: sto parlando di canzoni dello spesso di Candidate, New dawn fades, She lost control, Shadowplay del primo album Unknown Pleasures oppure di The Eternal, Heart and Sould e 24 hours del secondo e ultimo album Closer.
Ma fondamentalmente scelgo questa canzone perchè sono una romantica nell'animo. Le parole che compongono il titolo di questa canzone sono riportate infatti sulla tomba di Ian come epitaffio. E poi parla di amore, ma ovviamente non di un amore felice. Di un amore che non riesce a funzionare, che logora. Un amore che riduce a pezzi.
Se sono riuscita a incuriosire qualcuno di voi, vi suggerisco questi link per conoscere meglio la storia della punk-rock band inglese e dei loro album:





Citazione da:


sabato 29 ottobre 2011

Il Decalogo {1} : La Ganache

Dimenticate i diamanti, è il cioccolato, credo sarete d'accordo, il miglior amico delle ragazze.
Carole Matthews, Il Sexy Club del Cioccolato, 2007


Cos'è la ganache vi starete chiedendo. È la risposta a tutti i vostri problemi (o forse sarà l'origine dei vostri futuri problemi di peso chissà). Si prepara in un lampo, è deliziosa e utilizzabile in mille modi.
Praticamente la ganache non è altro che un'emulsione di cioccolato e panna. La storia di questo nome è piuttosto buffa, risale alla fine dell'Ottocento quando, in una cucina francese, un apprendista versò per errore la panna su del cioccolato fondente. Il maestro pasticcere, inveendo contro di lui, pare gli abbia gridato "Ganache!" ("Stupido!"). E invece tanto stupido non lo era perchè, anche se per errore, ha creato una delizia meravigliosa. Ma veniamo alla nostra ricetta.


Gli ingredienti per realizzarla sono molto semplici: occorrono 250 ml di panna fresca e 250 gr di cioccolato fondente al 70% (personalmente ho preferito scegliere una qualità con fave di cacao provenienti in prevalenza dall'Equador, quello fior fiore coopper intenderci ). servono inoltre 100 gr di zucchero chiaro muscovado. Non riuscendo a reperirlo ho dovuto ripiegare sul comune zucchero, in risultato è stato ottimo lo stesso.
La realizzazione della ganache è molto semplice e veloce, basta che seguiate alcune accortezze. Mettete un pentolino la panna con lo zucchero e portate a bollore. Lasciate bollire circa un minuto affinchè tutto lo zucchero possa sciogliersi. Quando tutto lo zucchero è passato in soluzione, spegnete il fuoco e lasciate un minuto a raffreddare. Nel frattempo tritate col mixer il cioccolato e aggiungilo (dopo il minutino di attesa) alla panna zuccherata.
{Mi raccomando versate la panna quando è appena tolta dal fuoco che altrimenti si brucia il cioccolato.}
Mescola bene con una spatola fino a ottenere un impasto cremoso denso e omogeneo. A questo punto la vostra meraviglia è pronta. Potete mangiarla direttamente sul pane a mo' di Nutella e conservarla in frigo per alcuni giorni. Oppure potete serbare questa ricetta per le prossime settimane quando vi racconterò altre splendide ricette che potete fare con la ganache.


Nota:
Ovviamente, dal momento che ciascuno segue il proprio gusto personale, potete variare la tipologia di cioccolato utilizzato. Lasciate sbizzarrire la fantasia: potete utilizzare cioccolato al latte, gianduja, cioccolato bianco, con nocciole etc.
Come accortezza vi dico che se volete rendere più corposo l'impasto, è il caso di diminuire la quantità di panna (in casi estremi fino anche alla metà). Sperimentate!

venerdì 28 ottobre 2011

Il Decalogo

Hola!
Dopo questa prima serie di post-pilota, che mi hanno aiutato a prendere confidenza con la redazione di un blog, ho deciso di lanciarmi in un'impresa un po' più impegnativa.
Il progetto che voglio portare avanti è "Il Decalogo". Lo so, lo so il nome è un po' pretenzioso, fa venire in mente il Dekalog di Krzysztof Kieślowski , in realtà il mio intento è molto più umile.
È un modo per condividere con voi le mie passioni e i miei interessi in un modo un po' più accattivante. È un progetto a tema che dura dieci settimane. Come prima cosa veniamo al topic di questo decalogo (se l'idea avrà successo potrei anche riproporre con altri topic):

Le mie ricette al cioccolato preferite

Perchè proprio questo tema? Perchè sono da sempre una grande amante del cioccolato. Per me il cioccolato è un'esigenza occasionale (meglio dire seriale), un momento di piacere, un viaggio nei sensi. Nessun alimento è struggente e magico come il cioccolato. Quando sono triste mi risolleva l'umore, al mattino mi da la carica per affrontare piena di energie la giornata, per non parlare della magia di sorseggiare una bella cioccolata calda vicino al camino scoppiettante. Perciò il decalogo che mi accingo a iniziare avrà come tema portante proprio il cibo degli dei. Ogni sabato, per i prossimi dieci sabati, pubblicherò un post con una ricettina cioccolatosa.
Una anticipazione per il post di domani? Beh vi dirò solo che partiremo dalle fondamenta....



"Nove persone su dieci amano il cioccolato; la decima mente."
John Tullius

giovedì 27 ottobre 2011

Talk about


Dopo il post di ieri sul sushi, avevo ancora voglia di spendere alcune parole sull'argomento, questo perchè ci sono alcune idee di fondo che amo della cucina orientale.
La prima è l'estetica. Quando gli asiatici cucinano, curano sempre la bellezza del piatto, perchè si sa, si mangia anche con gli occhi. Penso in particolare ai piatti della cucina giapponese, che sono un'espressione assoluta di raffinatezza ed eleganza, dove l'importanza data alla qualità e alla freschezza degli ingredienti si sposa con la cura nella presentazione dei piatti.
La seconda sono le bacchette, o meglio l'idea che ci sta dietro. In realtà io sono assolutamente negata a usarle, però il fatto che i loro piatti siano pensati per essere mangiati con le bacchette (e non con forchetta e coltello), fa emergere un aspetto chiave dell'arte culinaria orientale. Ciò che viene portato in tavola e servito ai commensali è di per sè già pronto a essere mangiato. Non occorre tagliare nulla, perchè la carnè è già stata accuratamente preparata in piccoli bocconcini, non occorre pulire nulla perchè il pesce è già stato eviscerato e i molluschi sgusciati. C'è una cura e un'accortezza per i commensali davvero unico. È come una sorta di affetto, di amore perchè no, un voler invitare coloro che fruiscono il piatto a gustarlo senza dover pensare a nient'altro che al sapore.
Perchè vi dico questo? Non credo che sia necessario appropriarci di una cucina che non è intimamente nostra, io stessa sono un'amante della cucina mediterranea. Tuttavia possiamo fare nostre alcune idee di fondo, che arricchiscono non solo la nostra cucina ma anche la nostra mente. Che cosa? In questo caso:
  • La bellezza delle piccole cose (come un piatto meraviglioso e accogliente)
  • La ricerca della qualità e della freschezza in ciò che mangiamo
  • L'amore per chi fruirà della nostra cucina (che sia la nostra famiglia, i nostri amici o anche solo noi stessi)
Perchè è vero che mi si potrebbe obbiettare "è solo cibo", ma in fondo non siamo forse ciò che mangiamo?

mercoledì 26 ottobre 2011

Occidentalizing Sushi!

Che i puristi del sushi non si scandalizzino, ma la ricetta che presenterò oggi è una versione un po' occidentalizzata del sushi. Devo ammettere che anch'io come molti, dopo lo scetticismo iniziale, mi sono innamorata del sushi. E dal momento che amo cucinare, non potevo che tentare di riprodurre un piatto che mi ha colpito così tanto. Perciò ho cercato, ho letto su internet e su libri di cucina orientale che ho a casa e dopo un po' di esitazioni mi sono cimentata. E devo dire che il risultato è stato apprezzabile.
Ingredienti (per 3 persone affamate o 4 normali):
  • 300g di riso
  • 45 gr di aceto di mele
  • 45g di zucchero
  • 500ml di acqua
  • 200g di salmone in trancio(affumicato o fresco a seconda dei gusti)
  • 1 avocado
  • 1 o 2 carote
  • 1 confezione di formaggio fresco spalmabile o ricotta
  • 1 confezione di alga nori
  • alcuni gamberi
  • sale



Step 1: Preparazione del Makizushi
La prima cosa da fare per preparare il sushi è quella di cuocere il riso. La varietà di riso utilizzata dai giapponesi è il Koshihikari. Si trova bene in qualunque supermercato visto che Risogallo l'ha aggiunto alla sua linea di risi dal mondo. Io però voglio andare controcorrente. Anzichè il riso ufficiale, utilizzo quello primoprezzo a chicchi piccoli (quello per minestre per intenderci) che, scuocendo un po' durante la cottura, raggiunge quella consistenza appiccicaticcia che il riso deve avere nel sushi. Per 300 gr di riso utilizzo 500ml di acqua, 45 gr di aceto di mele e 45 gr di zucchero. Per prima cosa prendete un pentolino abbastanza campiente dotato di coperchio e, a freddo, mettete il riso e l'acqua e coprite. Mettete a scaldare su una fiamma dolce e quando inizia a bollire, sempre tenendo coperto, alzate il fuoco per un paio di minuti. Continuate la cottura per cica 10-12 minuti. Nel frattempo sciogliete tutto lo zucchero e un mezzo cucchiaino di sale nell'aceto, togliete il coperchio al riso, e aggiungete questa soluzione agrodolce al vostro riso. Mescolate bene e fate raffreddare.

Step 2: Preparazione del makisushi (1) e del nigiri-sushi (2)
Una volta preparato il riso, viene la parte più creativa!Per evitare di impiastricciarvi le mani con il riso (eh sì lo abbiamo voluto appiccicaticcio e adesso dobbiamo sapere come gestirlo!) consiglio di tenere disponibile, sul banco di lavoro, una ciotola di acqua per inumidirvi le mani. In questo modo potrete maneggiare il riso che resterà ben compatto senza incollarsi alle vostre mani.
Prendete un foglio di alga nori appoggiatelo su un foglio di carta da forno e disponete sopra l'alga il riso preparato, lasciando un po' di margine ai bordi e per sigillare il rotolo. Per compattare bene il riso (operazione essenziale se volete che il makisushi sia esteticamente gradevole) io uso un trucchetto: tagliate un foglio di carta da forno e mettetelo sopra l'alga su cui avete disposto il riso, a questo punto, appiattitelo bene con l'aiuto di un mattarello. Questa operazione tra l'altro aiuta anche a distribuire il riso in maniera più uniforme.
A questo punto, rimuovete delicatamente la carta da forno e disponete il salmone e le verdure (tagliati a listarelle di circa 1 cm di lato). Mettete anche un pochino di formaggio spalmabile che aiuta, una volta che è stato arrotolato, a mantenere il tutto più compatto. A questo punto potete ottenere facilmente il rotolo aiutandovi con la carta da forno che avete messo sopra. Fate raffreddare in frigorifero almeno un'ora e poi tagliatelo a fette.
Se volete preparare anche il sashimi bagnatevi bene le mani e create dei piccoli ovetti con il riso. Su questi adagiate una fettina di salmone, oppure un gambero scottato (bel sgusciato e appiattito). Et voilà!
Servire con salsa di soia (ne esiste una favolosa leggermente dolciastra che è fatta apposta per accompagnare il sushi e il sashimi) e zenzero marinato.

Note:
  1. Maki-sushi: sushi arrotolato
  1. nigiri-sushi :sushi a polpettina
A casa questa ricetta la faccio sempre con il salmone affumicato. Certo non è uguale a quello fresco ovviamente, ma se prendete un buon trancio di salmone affumicato (e non quello a fettine) verrà ottimolo stesso. Inoltre ci sono due vantaggi:
  1. Riuscite a far mangiare il sushi anche a coloro che schifano il pesce crudo (con mio padre ce l'ho fatta e si è anche leccato i baffi!!!)
  2. Eviterete tutti quei fastidiosi inconvenienti che derivano dall'utilizzare pesce crudo, tra cui l'Anisakis etc.

    Non vi sembra un ottimo compromesso?

martedì 25 ottobre 2011

The hours

"Caro Leonard.. guardare la vita in faccia.. sempre.. guardare la vita in faccia, riconoscerla per quello che è.. al fine conoscerla, amarla per quello che è.. e poi metterla da parte. Leonard. Per sempre gli anni tra di noi. Per sempre gli anni. Per sempre l'amore. Per sempre le ore" (Virginia Woolf)



 Oggi ripensavo a questo film... The hours. Lo adoro. Così come il libro da cui è stato tratto. Un capolavoro, ecco cos'è. Poche opere riescono ad evocare in maniera così limpida e pura emozioni maestose e terribili come il desiderio di morte, una profonda e desolante depressione esistenziale e allo stesso tempo un disperato bisogno di vita.
La scena che preferisco in assoluto è quella della morte dell'uccellino. Questa sequenza sprigiona emozioni fortissime che mi raggiungono sempre, ogni volta che lo guardo, con la stessa intensità inaudita.

http://www.youtube.com/watch?v=AVuHifnK1Bg

lunedì 24 ottobre 2011

Dead Poet Society

Non sapete che film guardare stasera? Io suggerisco "L'attimo fuggente".
Se volete un film intenso, carico di emozioni universali e primigenie allora questo film fa per voi.
Se amate lasciarvi portar via dalla poesia, dalla bellezza e dall'amore allora questo film fa per voi.
Se desiderate abbandonare la superficie e immergervi negli abissi dell'animo umano allora questo film fa per voi.


"We don't read and write poetry because it's cute. We read and write poetry because we are members of the human race. And the human race is filled with passion. And medicine, law, business, engineering, these are noble pursuits and necessary to sustain life. But poetry, beauty, romance, love, these are what we stay alive for. " (1)

La storia è ambientata nel 1959 alla Welton Academy dove regnano Onore Disciplina e Tradizione.
A scardinare questo sistema autoritario è John Keating, insegnante di letteratura inglese. che sconvolge l'ordine della scuola insegnando ai ragazzi, attraverso la poesia, la forza creativa della libertà e dell'anticonformismo.
Non voglio dilungarmi nella descrizione della trama per non rovinarvi la visione del film. Vi lascio perciò con una delle frasi più belle che questo lungometraggio ci regala.



Note:
(1)Non leggiamo e scriviamo poesie perché è carino: noi leggiamo e scriviamo poesie perché siamo membri della razza umana; e la razza umana è piena di passione. Medicina, legge, economia, ingegneria sono nobili professioni, necessarie al nostro sostentamento; ma la poesia, la bellezza, il romanticismo, l'amore, sono queste le cose che ci tengono in vita.

domenica 23 ottobre 2011

Sii felice ora

C'è una poesia che come poche riesce a farmi capire qual'è la via da seguire. Il testo di cui parlo è stato composto da Madre Teresa di Calcutta. La prima volta, iniziando a leggerla, ero un po' scettica visto il mio ateismo. Mano a a mano che continuavo ad assaporare verso dopo verso, mi rendevo però conto dell'universalità del messaggio che ha dentro.

Non aspettare di finire l’università,
di innamorarti,
di trovare lavoro,
di sposarti,
di avere figli,
...di vederli sistemati,
di perdere quei dieci chili,
che arrivi il venerdì sera o la domenica mattina,
la primavera,
l’estate,
l’autunno o l’inverno.
Non c’è momento migliore di questo per essere felice.
La felicità è un percorso, non una destinazione.
Lavora come se non avessi bisogno di denaro,
ama come se non ti avessero mai ferito
e balla, come se non ti vedesse nessuno.
Ricordati che la pelle avvizzisce,
i capelli diventano bianchi e i giorni diventano anni.
Ma l’importante non cambia:
la tua forza e la tua convinzione non hanno età.
Il tuo spirito è il piumino che tira via qualsiasi ragnatela.
Dietro ogni traguardo c’è una nuova partenza.
Dietro ogni risultato c’è un’altra sfida.
Finché sei vivo, sentiti vivo.
Vai avanti, anche quando tutti si aspettano che lasci perdere


Semplicemente mi piace e i motivi sono molteplici: l'amore per le cose semplici della vita, la concretezza delle sue parole ma soprattutto la semplicità con cui concetti così assoluti e universali vengono espressi. Mi ha così colpito che ho attaccato in camera un pannello dove sopra è riportata questa poesia. E voi? Avete un testo miliare che riesce a farvi trovare pace e motivazione?



sabato 22 ottobre 2011

Pollo al curry e latte di cocco

Una delle mie grandi passioni in cucina sono le spezie e i sapori esotici. La ricetta che vi propongo oggi, ovvero il pollo al latte di cocco e curry, è il risultato di numerose prove effettuate nel tempo. Consiglio di accompagnare questo piatto orientaleggiante con riso thai, una varietà di riso allungata che ha un vago sentore floreale e speziato.

Ingredienti per circa 4 persone:

  • 6 sovraccosce di pollo
  • una confezione di latte di cocco (circa 250 mL o più)
  • 2 cucchiai di curry
  • una cipolla rossa
  • olio evo
  • pepe bianco qb
  • sale qb
  • coriandolo
  • alcuni semi di cardamomo (credetimi cambia tutto!)
  • riso thai (circa 300 g)


Per prima cosa occorre disossare il pollo tagliandolo in bocconcini di circa due centimetri di lato. Tritare la cipolla e metterla a rosolare per alcuni minuti in una padella larga. Aggiungere il pollo e farlo cuocere con la cipolla a fiamma abbastanza alta finchè non è ben dorato (almeno 5 minuti).
A questo punto salare e aggiungere il latte di cocco e le spezie. Continuare la cottura finché il latte di cocco non si è addensato. Macinare una buona dose di pepe bianco sopra e servire con il riso thai come accompagnamento.

venerdì 21 ottobre 2011

Odi et amo

Una delle mie poesie preferite è il carme LXXXV scritto dal poeta latino Catullo:

Odi et amo. Quare id faciam, fortasse requiris.
Nescio, sed fieri sentio et excrucior.
Questo testo è stato tradotto da numerosi interpreti nel corso del tempo, tuttavia la versione che preferisco è quella equilibrata di Salvatore Quasimodo:
"Odio e amo. Forse mi chiederai come sia possibile; non so, ma è proprio così, e mi tormento."
È estremamente breve questo componimento e allo stesso tempo è efficacemente concentrato.
Esprime in due soli versi tutta la complessità della sofferenza amorosa. L'interiorità del poeta è dilaniata: da un lato Catullo è risentito e indubbiamente amareggiato per le continue infedeltà dell'amata Lesbia che stanno portando al disfacimento della loro relazione amorosa. Dall'altro sussiste una passione incancellabile verso questa donna, che lo spinge a constatare l'impossibilità di una spiegazione razionale ai moti della sua anima. È questo sentimento ambivalente che lo tormenta e lo fa soffrire, senza che la volontà possa in alcun modo intervenire.

E voi? Avete mai provato questi sentimenti così contrastanti?

giovedì 20 ottobre 2011

Salmone e Fragole

Hola!



Una cosa che adoro fare quando sono da sola a casa è sperimentare nuove ricette e nuovi accostamenti per poi migliorarli e farli apprezzare ai miei commensali... Ieri sera ho provato un abbinamento nuovo, insolito e davvero raffinatissimo. Gli ingredienti possono sembrare un po' strani ma vi assicuro che il risultato finale è veramente prelibato: i sapori si bilanciano benissimo tra di loro creando un gusto particolare.



Salmone con fragole e zenzero marinato


Ingredienti:

  • un filetto di salmone fresco
  • alcune fragole
  • zenzero marinato (quello che si usa per il sushi per intenderci)
  • olio evo
  • sale (io uso quello rosa dell'himalaya)
  • glassa di aceto balsamico

Tempo di realizzazione stimato: circa 15 minuti tra preparazione e cottura





La prima cosa da fare è cuocere il salmone. La cottura che ho scelto è molto leggera (praticamente senza grassi) e soprattutto non riempie la cucina di quell'odore piuttosto forte che lascia sempre il salmone grigliato. Dopo aver lavato il pesce sotto acqua corrente, metterlo così al naturale, senza aggiungere nè sale nè condimenti, su un foglio di carta di alluminio e chiudere a pacchettino, sigillando bene in modo che non fuoriesca alcunché. Scaldare bene una padella antiaderente e mettervi dentro il pacchettino. Lasciate cuocere per circa 8-10 minuti a fiamma moderata.

Nel frattempo lavate le fragole, privandole delle foglioline, e tagliatele a fettine. Una volta cotto il salmone toglietelo dal'incarto di alluminio, togliete l'eventuale pelle e condite con un filo di buon olio evo a crudo e un pizzico di sale rosa. Adagiate sopra le fettine di fragole (abbondate pure perchè l'acidità della fragola sostituisce perfettamente il limone creando un interessante consistenza in bocca grazie alla croccatezza della sua polpa) e le striscioline di zenzero marinato. A lato (oppure sopra se preferite) aggiungere un tocco di glassa di aceto balsamico che compleata il piatto con un tocco agrodolce.

Come vedete il salmone è rimasto completamente al naturale (così come le fragole), inoltre la cottura scelta, oltre a essere priva di grassi, preserva perfettamente la morbidezza del pesce.





Curiosità:

Lo sapevi che fragole e salmone aiutano a migliorare la memoria? Le fragole infatti contengono i flavonoidi, che sono delle sostanze in grado di migliorare la memoria. Il salmone invece contiene alti livelli di acidi grassi omega-3, la cui carenza può causare perdita di memoria, scarsa concentrazione o disturbi dell’umore.